Considerazioni su Spotify, mastering e LUFS.

Un’occasione per ripensare.

Recentemente ho avuto modo di rivalutare e riconsiderare i miei metodi di mastering per Spotify, con particolare riferimento al valore LUFS e a quanto descritto in questo articolo (link).

Questo è successo a seguito di scambi di opinioni avuti con alcuni fonici con cui mi sono trovato a collaborare.

Ci tengo a precisare che questi ultimi:

  • Sono professionisti che si occupano di mixaggio e mastering tutti i giorni, come attività principale.
  • Sono persone verso le quali ho molta stima.

Tuttavia ho un opinione totalmente diversa da loro quando si tratta di mastering.

Anche in rete si trovano pareri abbastanza discordanti tra gli esperti, c’è chi è a favore dell’una e c’è chi è a favore dell’altra opinione.

Non è del resto un problema sorto ieri l’altro, discussioni simili erano all’ordine del giorno anche prima dell’esistenza dello streaming digitale e della normalizzazione del volume.
Cercando in rete “loudness war” ci si può fare una cultura a riguardo.
Anche ai tempi dei CD c’era chi era a favore di elevata compressione e chi no, ma i miei punti chiave di cui sopra, almeno per me, rimangono ben saldi.

L’opinione dei professionisti.

Il metodo di mastering suggerito da Spotify e come da me illustrato nell’articolo di cui sopra non è consigliabile per i seguenti motivi:

  • I brani più famosi nelle classifiche di musica commerciale non usano questo metodo. Hanno generalmente il valore true peak molto vicino allo zero (se non addirittura oltre) e sono generalmente molto compressi a valori superiori a -10 LUFS (come -8 LUFS o -7 LUFS).
  • Per l’utente medio suona meglio ciò che suona più forte. Comprimere e compattare la dinamica di un brano da pubblicare è molto importante per non rischiare di suonare più piano rispetto alla “concorrenza”.
  • Un brano masterizzato a -14 LUFS come suggerito da Spotify suonerà sempre più basso di volume e quindi peggio rispetto ai brani in classifica.
  • Il limite consigliato da Spotify sul valore “true peak” è inutile. Quasi tutti i brani in classifica lo ignorano e non si sentono particolari distorsioni.
  • La normalizzazione di Spotify può essere disattivata dal player.
  • Non c’è garanzia che in futuro non venga cambiato il riferimento a valori più alti.
  • Altri portali di streaming attualmente usano riferimenti diversi da -14 LUFS.

La mia opinione.

La mia opinione, decisamente in contrasto con questa linea di pensiero, si basa invece su 3 punti chiave:

  1. “Tutti fanno così” non è una buona motivazione per fare “così”.
  2. L’ascoltatore ha il controllo del volume e lo modifica a suo piacimento.
  3. La musica deve suonare bene, non forte.

Riguardo il punto 1, non mi esprimo, si tratta di buon senso ed è una scelta personale che credo ciascuno di noi possa liberamente fare.

Riguardo il punto 2, quando produco musica considero di avere un ascoltatore attivo e interessato ad ascoltare la musica, non un ascoltatore passivo.
Credo che un ascoltatore veramente interessato alla musica, non sia passivo nell’ascolto e perciò alzerà il volume al livello desiderato per poter godere della piena espressività dinamica del brano.
Se invece l’ascoltatore non è particolarmente interessato alla musica e rimane in “ascolto passivo”, non credo che un volume più forte di qualche dB sia un qualcosa che possa suscitare interesse in ogni caso.

Riguardo il punto 3 invece, il valore di -14 LUFS di Spotify secondo me permette di avere un buon compromesso tra pulizia del suono e dinamica compatta, ma soprattutto permette di avere reali movimenti dinamici nella canzone (ritornello più forte della strofa ad esempio) e avere quindi una libertà espressiva maggiore rispetto a dover comprimere tutto sulla stessa dinamica dall’inizio alla fine.

Il vero problema.

Questo non vuol dire che dovrebbe essere vietato comprimere oltre questo target, anzi, se una canzone a parità di LUFS, suona meglio con maggiore compressione penso sia più che corretto applicarla.

Il problema è applicare compressione alla ricerca del volume più alto possibile, ripeto, la musica deve suonare bene, non forte.

Mi è capitato diverse volte di parlare con persone che non sanno nulla di musica e di produzione audio e ho riscontrato cose interessanti:

  • Nessuno si è mai lamentato della musica che suona piano, il più delle volte il loro controller del volume era impostato sui valori più bassi (chissà perché…) e avevano ampio margine per dare ulteriore volume.
  • Molti ascoltatori di musica “non streaming” (tipo CD e iPod) si sono lamentati di poca corenza di volume tra una canzone e l’altra nell”ascolto di compilation, problema che invece sembra in gran parte risolto dalla normalizzazione del volume di Spotify.
  • Alcuni ascoltatori particolarmente appassionati, si sono invece lamentati a modo loro della mancanza di dinamica naturale all’interno dei brani commerciali.

Gli ascoltatori dell’ultimo punto mi hanno infatti chiesto come fare a modificare i files di questi brani per poter ascoltare ritornelli più alti di volume rispetto alle strofe e introduzioni più basse di volume rispetto al resto della canzone.

Quest’ultima esperienza se raccontata in un certo modo fa anche un po’ sorridere:

Caro rinomato mastering engineer, siccome non sei stato clemente con il compressore, vorrei rimettere mano al tuo operato.

Un ascoltatore qualunque

Queste esperienze mi suggeriscono che chi ascolta musica:
Ha bisogno della normalizzazione del volume fatta da Spotify
Apprezza il movimento dinamico all’interno di una canzone.

Cosa dice la scienza.

Le mie esperienze non possono sicuramente essere statisticamente significative ma cercando un po’ in rete si possono trovare anche degli studi scientifici in cui, in qualche modo, si ritrovano almeno in parte le mie osservazioni.

[1] Hans-Joachim Maempel and Fabian Gawlik, “The influence of sound processing on listeners’ program choice in radio broadcasting,” presented at AES 126th Conventions, Munich, Germany, 2009 May 7-10.

[2] Naomi B. H. Croghan, Kathryn H. Arehart and James M. Kates, “Quality and loudness judgments for music subjected to compression limiting,” The Journal of the Acoustical Society of America, August 2012.

Per questi motivi, trovo molto validi i consigli di mastering di Spotify e penso che continuerò a seguirli.

Altre informazioni.

Di seguito altre informazioni che ritengo interessanti:

  • Sull’ app di Spotify è effettivamente possibile disattivare la normalizzazione del volume e sentire come sono state caricate le canzoni.
  • Però di default, quando viene scaricata l’applicazione, questa ha la normalizzazione del volume attiva. Quindi è probabile che la maggior parte degli ascoltatori ce l’abbia attivata e non se ne proccupi minimamente.
  • Qui maggiori informazioni dal sito stesso di Spotify (link).
  • Recentemente anche YouTube ha allineato la normalizzazione dell’audio dei propri video a -14 LUFS.

Anche questi fatti a mio avviso fanno pendere l’ago della mia bilancia a favore del mastering a -14 LUFS o comunque a compressioni non troppo forti.

Sono confidente infatti che nei prossimi anni i siti di streaming continueranno a lavorare per normalizzare e appianare le differenze di volume tra i files audio del loro catalogo e sperabilmente si accorderanno su uno standard.

Perciò, si spera, avrà sempre meno senso usare la compressione per aumentare il volume percepito del brano.

Considerazioni finali.

Alla fine della fiera, con ogni probabilità, la compressione e il volume alto della musica hanno poco a che vedere con il successo o l’insuccesso di una canzone.

Credo che l’importante sia essere consapevoli delle possibilità, avere padronanza dell’argomento e giustificare artisticamente e tecnicamente le proprie scelte.
Ma soprattutto non seguire per forza le mode e ciò che fanno gli altri.

Se la tua canzone ha bisogno di dinamica, dalle lo spazio di cui ha bisogno.
Se invece ha bisogno di compressione, dalle la compressione di cui ha bisogno senza pensare al volume finale.

Spero che tutti siano d’accordo con me almeno su questo: la musica deve suonare bene, non forte.

Scrivimi pure nei commenti cosa ne pensi!

Condividi questo articolo! È il miglior modo per ringraziare chi lo ha scritto :-)