L’equalizzatore ormai lo troviamo ovunque: sul nostro vecchio impianto stereo, sul nostro amplificatore da chitarra, sui lettori multimediali, eccetera.
Sappiamo anche abbastanza bene a cosa serve, cioè amplificare o attenuare alcune componenti del segnale, o per dirla con un altro termine, aggiungere e/o ridurre guadagno su determinati range di frequenze.
Equalizzatore: Come funziona?
L’equalizzatore digitale che possiamo trovare all’interno del nostro software di registrazione audio ci da una rappresentazione molto semplice della cosa:
Un grafico frequenza-guadagno su cui tipicamente possiamo andare a modificare graficamente una serie di filtri che costituiscono l’equalizzatore nel suo complesso.

Ogni pallino numerato è un filtro, quindi l’equalizzatore nell’Immagine 1 è costituito da 4 filtri.
Come possiamo notare, ogni filtro è caratterizzato da 3 parametri.
Due di questi sono ovvi e sono la frequenza “frequency” e il guadagno “gain“, mentre il terzo è comunque abbastanza intuitivo e si chiama “bandwidth” cioè larghezza di banda.
Concentriamoci, per ora, solo sul classico “filtro a campana”.

L’idea di fondo è questa: il filtro fornisce esattamente il guadagno indicato alla frequenza indicata mentre alle frequenze adiacenti il guadagno torna a zero con una certa pendenza.
Questa pendenza è regolata tramite il parametro larghezza di banda.
Con qualche piccola differenza nelle definizioni questo vale anche le altre tipologie di filtro:





Penso che non ci sia bisogno di spiegazioni su questi in quanto il grafico parla da se.
Tuttavia voglio farti notare una particolarità:
Se prendi un filtro passabasso e ne riduci l’ampiezza di banda, noterai che ad un certo punto questo creerà una amplificazione sulla frequenza impostata.

Questo comportamento a prima vista potrebbe sembrare strano, ma in realtà è del tutto naturale perchè il filtro è programmato con una equazione lineare che rispetta il comportamento ideale del suo corrispettivo filtro analogico.
La larghezza di banda è intrinsecamente legata al coefficiente di smorzamento del filtro, il quale, se troppo basso, da origine a questo particolare comportamento risonante su cui si gioca molto nei sintetizzatori e negli effetti wah-wah.
La stessa cosa ovviamente vale per il filtro passa alto.

Nel video ti mostro alcuni piccoli trucchetti per lavorare velocemente con l’equalizzatore VST ReaEq:
Di default abbiamo due filtri a campana, un filtro low shelf e un filtro hi shelf. se abbassi il guadagno del filtro low shelf al minimo, il filtro si trasforma automaticamente in un filtro hi pass, la stessa cosa vale per il filtro hi shelf.
Se invece porti al minimo il guadagno di uno dei filtri centrali, questo si trasforma in un filtro notch.
In questo modo potrai lavorare sull’equalizzatore in maniera completamente grafica trascinando i puntini con un click del mouse e modificando la larghezza di banda semplicemente con la rotellina del mouse.
Con un doppio click sul rispettivo puntino, puoi accendere o spegnere uno qualsiasi dei filtri e se vuoi un’interfaccia più larga puoi de-spuntare la casella “show tabs”.
Inoltre, come puoi notare, in sottofondo c’è sempre lo spettro del segnale su cui stai lavorando che ti da un ulteriore feedback di ciò che stai facendo.

Passiamo ora ad alcuni consigli pratici per l’utilizzo dell’equalizzatore.
Probabilmente non lo sai, ma l’equalizzatore è praticamente lo strumento più importante che si ha a disposizione per modificare il sound di un brano e il suo uso corretto può fare la differenza tra un mixaggio ottimo e un mixaggio scadente.
Quindi, specialmente se sei agli inizi e se appena apri un equalizzatore su una traccia il tuo primo pensiero è:
…e adesso come diavolo si fa a farlo suonare meglio?
Innanzitutto non ti allarmare perchè è assolutamente normale e tieni a mente i consigli che ti sto per dare.
Consiglio #1
Se una traccia da sola suona bene, non è detto che suoni bene in un mix.
Quindi, specialmente nei mixaggi intasati in cui hai ad esempio basso, chitarra, batteria, tastiere, ecc… potrebbe essere una buona idea cominciare a mettere un filtro passa-alto sugli strumenti che più acuti come la chitarra e le tastiere.
In questo modo gli strumenti equalizzati potrebbero dare l’impressione di essere diventati esili presi singolarmente, ma dentro al mix poi avranno lasciato spazio al basso e alla batteria per venir fuori e sostenere tutto il mix che risulterà più pulito e bilanciato.
Consiglio #2
Più forte, suona meglio e ti inganna.
Spesso capita di fare questo: alziamo il guadagno di un certo range di frequenze, ascoltiamo e pensiamo “suona meglio, quindi va bene!”.
Niente di strano vero?
Ora ti svelo una cosa:
Nelle scienze psicoacustiche è dimostrato che ciò che suona più forte, ci sembra suonare meglio.
Rivalutiamo la stessa situazione alla luce di questo:
Alziamo il guadagno di un certo range di frequenze, ascoltiamo e stavolta pensiamo “suona più forte, quindi mi sembra che suoni meglio”.
Non possiamo più concludere la frase dicendo effettivamente “suona meglio” perchè siamo consapevoli del fatto che il guadagno positivo potrebbe ingannare la nostra mente.
Questo è il motivo per cui bisogna sempre preferire operazioni di sottrazione, cioè a guadagno negativo.
Con queste, siamo sicuri di non alzare il guadagno, ma anzi di abbassarlo e nulla ci potrà ingannare.
Se vuoi veramente valutare un operazione di aumento del guadagno di un certo range di frequenze, ti consiglio di compensare abbassando il guadagno di uscita dello stesso valore.
Esempio: vuoi boostare di 3dB i 1000hz?
Bene, fallo!
Ma poi abbassa di altrettanti 3dB l’uscita dell’equalizzatore e fai le tue valutazioni inserendo e disinserendo completamente l’equalizzatore.
la naturale conseguenza di questo consiglio è il…
Consiglio #3
Vuoi alzare gli alti?, filtra i bassi! (e viceversa).
Su questo non credo ci sia bisogno di troppe spiegazioni, se vogliamo schiarire una traccia con sole operazioni di sottrazione, invece di alzare le frequenze alte, ci conviene cominciare a filtrare le frequenze basse.
Se invece vogliamo invece scurire una traccia, filtriamo le frequenze alte invece di alzare le frequenze basse.
Consiglio#4
Cerca le frequenze “brutte” e tagliale.
Abbiamo quindi visto che è meglio togliere ciò che non va bene piuttosto che aumentare ciò che va bene.
Tuttavia capire su quale frequenza tagliare non è per niente semplice e può diventare un rompicapo anche per i fonici più esperti.
Senonchè, i fonici esperti hanno un trucco che ora ti svelo:
Fai un boost di 12 o più dB con un filtro a banda stretta, ad esempio, bandwidth=1.

Fare questo ti permette di mettere molto in evidenza cosa sta accadendo intorno alla frequenza che stai boostando, vai quindi avanti lentamente col parametro frequency fino a quando non ti salta all’orecchio un elemento molto sgradevole e fermati.

Quella frequenza deve essere attenuata.
Non muovere più il parametro frequenza e, per cominciare, imposta il guadagno a -3 dB e la larghezza di banda a 2.

Infine puoi raffinare l’operazione modificando a piacere, ma senza esagerare, il parametro di guadagno e il parametro larghezza di banda.
Consiglio#5
Non usare piú di 4 bande.
Questo limite ti dovrebbe costringere a pensare bene a ció che fai.
4 interventi sull’equalizzatore non sono per niente pochi, un equalizzatore analogico, tipicamente non ha piú di 4 filtri e se con questi 4 filtri non riesco ad applicare una azione che corregga in maniera accettabile la mia traccia, dovrebbe suonare un campanello d’allarme.
Forse non ho scelto una buona posizione per il microfono? Forse non ho accordato bene le pelli? Forse avrei dovuto cambiare le corde alla chitarra? O magari c’é solo bisogno di aggiungere una traccia doppia…
Le possibilitá sono tante.